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La luce per l’arte

by su 12/07/2013
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la fedele mira di riferimento Gretag-Macbeth, che viene sempre in giro con noi !

Qual’è la giusta luce per la riproduzione di opere d’arte tridimensionali ? Stiamo lavorando ad una campagna fotografica relativa a manufatti (sopratutto altari) del ‘600-‘700. L’altare barocco è una “macchina scenica” complessa che comprende scultura (in marmo, legno dipinto come marmo, legno dorato, stucco ecc.) pittura a olio (su tela o tavola), pavimentazione, volta ecc. Sono completamente integrati nell’architettura delle cappelle private in cui spesso sono stati eretti. Questa attività ci ha dato lo spunto per varie riflessioni relative alla fotografia di opere d’arte, specialmente tridimensionali, quali appunto le sculture o altari. Consideriamo sopratutto due aspetti: l’illuminazione e la scelta del punto di vista.

Illuminazione. In passato (circa 20 anni fa) abbiamo collaborato ad una campagna fotografica simile. All’epoca si lavorava in banco ottico (lastra 4″x5″ oppure 13×18) e la sensibilità delle pellicole era molto bassa (la pellicola ad esempio più usata per gli interni in luce artificiale era la Kodak 64T, che come dice il nome stesso aveva sensibilità 64ASA/19DIN). Il ricorso all’illuminazione artificiale era indispensabile: infatti la pellicola andava incontro al difetto di reciprocità con le lunghe esposizioni (cioè superata una durata di 4 o 8 secondi l’esposizione non aumenta più in maniera proporzionale all’aumento del tempo di esposizione. Anche il colore poteva subire slittamenti); i risultati erano soddisfacenti dal punto di vista tecnico ma a mio visto molto “innaturali” dal punto di vista iconografico. Infatti mi riesce difficile immaginare un fruitore del ‘700 che osservi un altare illuminato simmetricamente da 4 faretti (due per lato) orientati simmetricamente a 45°, secondo gli schemi classici dell’illuminazione per riproduzione di opere d’arte. Probabilmente adesso la sensibilità dei sensori fotografici di ultima generazione, combinati ovviamente alle lunghe esposizioni (cavaletto, e cavaletto pesante) ed alla possibilità di montare più riprese con diverse esposizioni (HDR) ci rende in grado di fronteggiare meglio la situazione, possiamo fotografare in luce ambiente restituendo tutta la magia della penombra di una cappella barocca oppure il trionfo di una volta, senza luci puntiformi, che generano riflessi anch’essi puntiformi, ed ombre nette, “tagliate”. Inoltre la produttiva è aumentata notevolmente, cioè si possono realizzare molte più inquadrature e dare al Photo Editor o allo studioso più possibilità di scelta in base all’impaginazione. Certo la fatica (fisica) di liberare gli altari, durante le riprese fotografiche, da oggetti estranei alla concezione del progetto originale (fiori, leggii, ecc.) resta, eccome !!

Ecco un esempio di situazione in cui, senza l’utilizzo della tecnologia digitale, ci saremmo trovati in grosse difficoltà: questa ripresa in pianta della cappela del SS. Sacramento nel Duomo di Brindisi presentava differenze di esposizione di oltre 5-6 stop ….

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esposizione chiara (x zone scure)

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espsoizione scura (per la cupola centrale – soggetto principale della foto)

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esposizione media (per la cupola a sinistra)

Brindisi-Duomo_7549

montaggio delle tre esposizioni

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L’utilizzo di un buon treppiede consente di effettuare lunghe esposizioni senza rischi di mosso o di non messa a registro dei vari scatti. Consente anche di sollevarsi di 3-4 metri senza ricorrere all’utilizzo di trabatelli (questo è importatne per la scelta del punto di vista)

Ecco invece un altro esempio in cui la postproduzione ha reso l’immagine molto più leggibile e fruibile per lo studioso:

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ripresa originale in luce ambiente

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ripresa dopo una post-produzione destinata alla stampa B/N

Ovviamente non è detto che sia una strada più “facile”, perchè è richiesto un buon lavoro di correzione colore (la luce ambiente è per definizione sfuggente, prende dominanti e temperature colore che cambiano in base all’ora della giornata o ai luoghi della Chiesa). Come regolarsi ? diventa indispensabile il ricorso alle tecniche di Color Menagement (utilizzo delle mire di riferimento, creazione di profili colore ad hoc). Resta comunque il problema di uniformare poi il colore, il “look” fotografico delle varie cappelle all’interno della stessa chiesa. Penso che sia una strada, certo non “più facile”, che consente di avvicinarsi alla visione del fedele (il fruitore), ed al progetto degli artisti e delle maestranze che hanno lavorato per anni con pazienza e perizia alla realizzione di opere davvero uniche.

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il classico schema di illuminazione per originali bidimensionali (quadri)

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se potessi, vorrei illuminare l’interno di una grande chiesa con questi grandi palloni luminosi (vengono utilizzati nel cinema per illuminare grandi ambienti con luce morbida, generalmente la fonte di luce è 5000 K). I palloni sono della Leelium Balloons.

Il secondo elemento da considerare è il punto di vista, ne parlerò nel prossimo post.

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4 commenti
  1. Grazie per la condivisione della vostra esperienza.
    Fabio

  2. ...................... permalink

    Grazie per la condivisione della vostra esperienza!
    Fabio

  3. Magnifico!!!Che lavoro eccellente ! Così certo è molto più corretto e bello guardare e studiare le opere d’arte. Io ho cominciato negli anni ottanta con i Giacimenti Culturali della legge De Michelis a osservare e studiare opere d’arte riprodotte spesso davvero male. Perciò apprezzo moltissimo la tecnologia e a chi la sa usare così bene come te!!! Ciao Roberto. A risentirci. Mandami ancora tuoi lavori se ti fa piacere, così imparo.
    Mariella

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