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Lo sguardo di Lynch
Pensando alla recente conversazione su Paris Photo 2012 di Antonio Tartaglione (“Al mercato dell’arte” – chi fosse interessato può scaricare un PDF con tutte le slides della presentazione) presso il Museo della Fotografia del Politecnico di Bari mi è sembrato interessante il fatto che la direzione della manifestazione abbia pensato di invitare un “non addetto ai lavori” – David Lynch – per creare un percorso che potesse orientare il visitatore tra gli oltre 1000 fotografi esposti in circa 120 gallerie. Il regista inglese è stato invitato a selezionare 99 opere fra quelle presenti al Gran Palais. Questa selezione è stata presentata sia in un catalogo che mediante una piantina alternativa a quella ufficiale, con il percorso di Lynch evidenziato in giallo. Inoltre sotto ogni foto selezionata è stata apposta la “firma” del regista. Questa è un’ intervista tratta da “Le Monde” del 16 Novembre e raccolta da Claire Guillotte. “Il regista David Lynch, che è anche scultore, fotografo e grande appassionato di incisioni, invita i visitatori a seguirlo per una passeggiata personale attraverso le immagini di Paris Photo. Ha scelto 99 fotografie fra tutte quelle presentate dalle gallerie e le ha riunite in un volume edito da Steidl (Paris Photo vu par David Lynch) Come nei suoi films, queste immagini raccontano storie particolari e inquietanti. Un bordello vuoto illuminato da luci scintillanti, di Katharina Bosse, una famiglia di gitani fotografata attraverso gli anni da Mathieu Pernot, un notturno misterioso e magico di Olivier Metzger, infine una foto anonima dove un gruppo di persone sembra riunito per non si sa quale evento misterioso.
Ma il regista, raggiunto al telefono a Los Angeles, è tutt’altro che di umore cupo.
D: Come è giunto alla fotografia?
R: Dopo il mio film, Velluto Blu, un’ azienda mi ha regalato una macchina fotografica. In cambio dovevo inviargli una mia fotografia, realizzata con l’ apparecchio. Ero molto eccitato perché all’ epoca avevo la cucina invasa dalle formiche. Ho realizzato una piccola testa umana con del formaggio, del tacchino e una cera usata nel cinema per gli effetti speciali, Mortician wax. Per quattro giorni ho fotografato le formiche che si arrampicavano sulla testa e la divoravano. Era veramente stupendo! Gli ho inviato una di queste immagini e sono stato preso dal virus della fotografia.
D: Cosa fotografa?
R: Mi piace fotografare nudi, femminili, sono affascinato dalla varietà infinita del corpo umano: è sorprendente e quasi magico vedere come ogni donna sia diversa. Mi piace molto l’ approccio di Diane Arbus che sapeva svelare sempre qualcosa di sconosciuto nei suoi modelli. Io faccio molti primi piani, finchè il corpo diventa quasi un’ astrazione. Fotografo anche fabbriche abbandonate, quando la natura riprende possesso di questi luoghi.
D: Che differenza ci sono fra i suoi films e le sue fotografie?
R: Ogni inquadratura cinematografica è una fotografia, vi si applicano le stesse regole; la composizione, la luce – ci sono veramente forti affinità, anche se un’ immagine in movimento si guarda in maniera diversa. Ho iniziato a dipingere, per me la pittura è l’ attività più intima, privata al mondo. Si è soli. Il cinema è al contrario un lavoro “pubblico”, si lavora in squadra. Fra le due c’ è la fotografia.
D: Come ha selezionato le immagini per Paris Photo?
R: Ne ho viste migliaia e ho scelto le più forti, quelle che mi saltavano agli occhi. Ho poi via via ridotto la selezione fino mantenerne 99. non so veramente se hanno qualcosa in comune. Non c’ è n’è una che preferisco ma nel libro, ma ne volume si legano facilmente le une alle altre. Direi che se ne potrebbe fare un film, sembrano tutte raccontare una storia, dove, come in una scena, sono in attesa che accada qualcosa. Mi piacciono le immagini dove sta per succedere qualcosa.
D: Come fa a gestire tutte le sue attività la fotografia, l’incisione, il cinema?
R: Approfitto dei miei viaggi, andrò presto in Polonia per il festival “Cameraimmagine” (dal 24 Novembre al 1 Dicembre) per una retrospettiva a Bydgoszcz. Per questa occasione apriranno per me tre fabbriche dismesse, chiuse al pubblico. A Parigi andrò per preparare delle incisioni presso la stamperia d’arte IDEM a Montparnasse.
E’ un posto incredibile, mi piacerebbe fotografare in Francia, non so dove potrei trovare fabbriche abbandonate…
D: Forse a Nord?
R: Si. Pensa che ci siano anche delle donne nude?”
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Molto interessante, vorrei tanto il libro
Molto interessante, ma lui è un regista americano, non inglese. Per avere il libro che si può fare? Grazie…
Si, grazie per la segnalazione, in effetti è stata una svista. Per acquistare il libro basta cliccare sul link presente nell’articolo (il link che si riferisce al libro), si apre un pagina con i prezzi ed il classico carrello per gli acquisti … a presto e grazie mille per l’attenzione