Falsi dipinti e vere foto
Segnaliamo un avvenimento che in questi giorni sta facendo molto discutere negli Stati Uniti. Il famoso cantautore Bob Dylan (proprio lui) sta esponendo in uno dei luoghi più prestigiosi di New York, su Madison Avenue, una serie di dipinti, “The Asia Series” (presso la Gagosian Gallery dal 20 settembre al 22 ottobre). La presentazione ci dice che sono una riflessione visiva sui suoi viaggi in Giappone, Cina, Vietnam e Corea … peccato che, come già molti bloggers hanno rilevato (citiamo il divertente death+taxes e il bellissimo AphotoEditor ) le foto siano delle citazioni letterali di fotografie, alcune tra l’altro di autori del calibro di H. Cartier-Bresson oppure Dimitri Kessel. In pratica è stata dipinta una foto, probabilmente stampata sulla tela stessa. Ovviamente l’utilizzo della fotografia da parte dei fotografi risale alle origini stesse della sua invenzione. Quello che ha stupito è forse la maniera, secondo me un pò sfrontata, della appropriazione di foto altrui, anche se è vero che viviamo nell’epoca del “copia e incolla”. Questo ci permette di avanzare alcune considerazioni:
perchè la pittura usa la foto, il suo lavoro di interpretazione visiva (l’inquadratura, la prospettiva, il “momentum”), e di approfondimento della realtà (proprio della grande foto di reportage) e non la cita neanche ? se ne vergogna forse ?
è possibile che la pittura (con il suo rapporto mente-mano) continui ad essere comunque considerata superiore all’attività “meccanica” della fotografia (dove c’è comunque l’intermediazione di un apparato tecnico), e pensi di nobilitarla rendendola unica ? il colpo di pennello di Bob Dylan è unico, mentre la foto di Cartier bresson è riproducibile all’infinito …
cosa facciamo, ci mettiamo a dipingere sopra le nostre stampe fotografiche ? però non ci chiamiamo Dylan ….


Trovo la questione imbarazzante, mi viene in mente quando studente al Liceo Artistico negli anni ’80 si disegnava e dipingeva a volte, ispirandosi a famose riviste di fotografia quali ZOOM. Era un modo come un altro per avere a buon mercato una bella immagine e nel frattempo ci si esercitava in tutta tranquillità sulla tecnica preferita grafica o pittorica. Ricordo anche di alcune interpretazioni particolarmente riuscite. C’era comunque la consapevolezza che il peso di un’immagine catturata da fotografi del calibro di Henri Cartier-Bresson o Robert Capa o altri, svolgesse un ruolo fondamentale per la riuscita dell’opera. Certo per un liceale può essere un modo sbrigativo per ottenere un buon risultato in previsione dello sviluppo di quel senso critico di quella capacità di vedere il mondo che viene più in la negli anni. A questo punto credo ci siano milioni di opere nel mondo che magari hanno poco mercato solo perchè non riportano la firma di Bob Dylan eccezionale artista in campo musicale.
E’ la tecnica che usa un mio amico che dipinge..ha le pareti del suo atelier piene di quadri famosissimi..Si può chiamare falsario o è solo un metodo per sfondare o sorprendere gli amici?
si, la tecnica è antica e molto diffusa … non penso che il tuo amico sia un falsario a meno che non proponga i quadri come originali … la questione è appunto quella dell’appropriazione del lavoro altrui, cosa che in un mondo “open souce” è sempre più pratica diffusa e se vogliamo anche condivisibile, rispettando alcune regole tra cui quella della citazione del nome dell’autore dell’opera originaria … sto preparando un pos su questo argomento sicuramente interessante
Quando comparve la fotografia molti pittori fecero uso di questa nuova tecnica vedi il dagherrotipo, in fondo Dylan sta ripercorrendo la sua infanzia e copiando s’impara, e prima o poi tirerà fuori qualche cosa da dire sul serio come ha fatto con la musica.