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La mia Africa

by su 06/04/2012

Foto: Francesco Giusti e Filippo Romano

Ci sono vari modi di viaggiare ed esplorare il mondo, quindi di raccontarlo. Il migliore è sicuramente quello di affidarsi a qualcuno del posto che possa introdurci, far conoscere  realtà  fuori dal sentiero battuto; tutto questo è ancora più valido quando si tratta di documentare e conoscere realtà sotto vari aspetti “difficili” come può essere una baraccopoli alla periferia di Nairobi, in Kenia. L’accessibilità dei viaggi low-cost ha creato nei viaggiatori l’ illusione di una potenziale conoscenza globale del mondo; in realtà ci sono intere zone off limits , sopratutto  per chi dispone di una macchina fotografica al collo. Questo non solo per problemi di sicurezza, ma per una reciproca incomprensione culturale. Mettendosi nei panni di un abitante di un quartiere degradato, che sia  vicino ad una  nostra città, alla periferia di Parigi, o in sud America, penso che nessuno possa essere  contento che qualcun altro  documenti la propria miseria, salvo avere la consapevolezza che il far conoscere questa situazione fuori dal quartiere possa  essere di aiuto per lo sviluppo del quartiere stesso. Allo stesso tempo chi cerca di documentare questa realtà, anche se animato dalla volontà di fare qualcosa per chi vive nel quartiere, lavorerà probabilmente con diffidenza e pregiudizi non conoscendo a fondo la realtà del posto. Ecco quindi due posizioni contrapposte che difficilmente potranno comunicare fra loro e aiutarsi a realizzare le rispettive aspettative. Per questo motivo mi è piaciuto molto questo workshop fotografico  di Francesco Giusti e Filippo Romano, che in collaborazione con Live in slums.org stanno organizzando all’ interno della baraccopoli di Matahre, a Nairobi, Kenya dal 27 Agosto al 7 Settembre 2012 (chiusura iscrizioni 30 Maggio).

L’ aspetto saliente di questa iniziativa, è proprio che: “Il workshop è stato pensato, su richiesta degli stessi abitanti dello slum, per finanziare il progetto di un portale web (YOUTZ_net) che dia visibilità ai giovani musicisti, danzatori e artisti, ma anche associazioni culturalmente e socialmente attive dello slum…le quote di iscrizione, così come le migliori immagini prodotte durante il workshop saranno destinate a tale progetto. I partecipanti lavoreranno singolarmente, fianco a fianco a giovani abitanti, guide e traduttori, ma soprattutto soggetti attivi dello slum, con cui condividere quotidianamente la costruzione del racconto fotografico.” Potete trovare  informazioni e costi (veramente molto contenuti) su questa breve  scheda. Francesco Giusti e Filippo Romano non sono nuovi a progetti di questo tipo, abbiamo già raccontato la loro esperienza  “Abitare nella città dei morti” (Inside City of the Dead) realizzata nella periferia del Cairo.

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