Jan Lieske, il réportage oltre la cronaca
A volte l’indagine del fotografo si pone come momento di riflessione anzichè di pura documentazione di avvenimenti di cronaca. Un esempio è il lavoro di questo fotografo tedesco, che si è recato a Rosarno poco dopo gli incidenti dei primi di gennaio 2010. Non ha documentato i fatti di cronaca (uccisioni e ferimenti) ma ha rivolto il suo sguardo al mondo di questi lavoratori, restando con loro giorni interi e fotografandoli con profonda empatia. Le sue foto hanno fatto il giro del mondo e vengono spesso usate negli articoli di approfondimento sull’argomento. Non invecchiano, anzi acquisiscono spessore con il passare del tempo. Non c’è nulla della Calabria che conosciamo nelle foto di Jan Lieske ma le sue foto ci inducono a riflettere su chi paga il prezzo del nostro sviluppo, che siano i raccoglitori di agrumi che arrivano dall’Africa o i polacchi che raccolgono i pomodori nella piana del Foggiano o ancora i carpentieri rumeni che costruiscono le nostre città. Il lavoro di Lieske è visibile dal 17 giugno al 18 settembre, durante il 7° Festival delle “Promenades Photographiques” a Vendome, Francia. Ricordiamo che era stato anche presentato lo scorso anno al “Lumix Festival per il Fotogiornalismo” ad Hannover ed aveva vinto il premio della giuria al CDS Porch della Duke University (North Carolina).
Jan Lieske ci ha inviato questo testo e raccomanda caldamente, se possibile, di sostenere i lavoratori immigrati, anche con donazioni (qui trovate il loro sito web):
Noi qui soffriamo – Vicolo cieco a Rosarno “Rosarno è una piccola cittadina in provincia di Reggio Calabria affacciata sul Mediterraneo, conosciuta per la produzione di agrumi, olio d’oliva e vino. Il 7 gennaio 2010 ha acquisito notorietà per violenti attacchi a sfondo razzista contro i lavoratori immigrati. Nella notte 2000 di loro furono trasferiti in altre parti del paese. Una volta messi al sicuro furono lasciati soli, senza alcun supporto. Così non hanno avuto altra scelta che tornare indietro e cercare lavoro, ironicamente, presso quelli stessi che li avevano caccciati qualche settimana prima. Le loro condizioni di vita sono inimagginabili. Vivono alla periferia della città, in completa povertà, senza acqua potabile, energia elettrica e cure mediche, completamente abbandonati a se stessi. Tentano di sopravvivere in un ambiente che non ha niente a che vedere con il loro Sogno Europeo ma ricorda fortemente la situazione da cui erano fuggiti. Ogni mattina alle 7.00 si piazzano agli incroci per ore e ore, aspettando disperatamente una offerta di lavoro, magari un giorno intero di raccolta pagato non più di 25,00 euro. Se e quando saranno pagati è affidato al totale arbitrio dei coltivatori. Il sogno di una vita migliore nella ricca Europa è sparito da tempo, ha ceduto il posto alla diperazione. Gli immigrati di Rosarno sono condannati a morire in Europa non avendo nè le capacità e i mezzi finanziari per andare altrove nè la volontà di ritornare da dove provengono.”
La situazione delle tante “Rosarno” ha del paradossale, se solo pensiamo a tutte le norme a tutela del lavoro e dei lavoratori in quella che è a tutti gli effetti al fortezza europea. La fiumana di genti disperate che arrivano sul territorio europeo a me fa venire una domanda (che non poche volte ho girato ai diretti interessati): ma perchè venite in Italia, se qui da noi le leggi che i nostri pseudo governanti sfornano producono disuguaglianze sociali e discriminazioni di Stato che non sifferiscono molto (tranne che nelle ipocrisie) da quelle da cui questi uomini e queste donne scappano?
Le leggi, con le quali ci facciamo grandi nei consessi internazionali, non fanno altro che farci sprofondare sempre piu’ dell’ipocrisia e nella vergogna.
La fotografia di Jan Lieske racconta questo, al margine del clamore mediatico usa e getta, con rigore e grande sensibilità.