Il lungo addio …
Prendiamo spunto dalla recente pubblicazione, in italiano, di un bell’ articolo di Julien Stallabrass, storico e fotografo inglese (1), per qualche breve riflessione …. la fotografia ha sempre avuto bisogno di “passaggi” tecnici mediante i quali realizzarsi. A volte questi “mezzi” sono diventati addirittura fondanti di linguaggi e pratiche fotografiche largamente condivise ed apprezzate. Pensiamo alla Leica (apprecchio che dava per la prima volta – era il 1925 !- la libertà al fotografo di staccarsi dal supporto del treppiede e lavorare a mano libera) oppure alla Polaroid. Questo è il fascino ma anche il punto debole di una pratica fotografica che si basa su una filosofia che è in realtà il risultato di una politica industriale.
in questo caso parliamo di un altro mito fondante, sopratutto nel campo della fotografia di reportage geografico ..Quanto ci abbiamo messo a dire addio al Kodachrome ? e perchè continuano ad uscire annunci sull’ultimo rollino, l’ultimo sviluppo ecc. ? in realtà il Kodachrome in pellicola piana (cioè utilizzabile per il lavoro con il banco ottico) era stato già dismesso nel 1951 ….(2)
D’accordo, sono andato troppo indietro nel tempo ! Nel 2005 la Kodak (divisione Motion Picture) ha cessato la produzione dei mitici Kodachrome Super-8, e poi a seguire quella del 16 mm. Contemporaneamente chiudevano il Centro Europeo per lo sviluppo, nei dintorni di Parigi …
Poi sono arrivate le notizie sulla dismissione della produzione dei formati 135 e 120 (nel 2009) (3) e poi infine quella della dismissione dell’ultima sviluppatrice k-14 al mondo (4) . Il fatto è che spesso, quando si leggono notizie sulla fotografia, specialmente sulla grande stampa, è difficile separare il lavoro degli Uffici Stampa dal reale svolgimento dei fatti … infatti con una operazione mediatica di grande impatto la Kodak ha annunciato di avere affidato gli ultimi rollini di Kodachrome al fotografo del National Geographic, Steve McCurry, che l’ha usata tra l’India e New York … in realtà sul sito ufficiale Kodak l’omaggio al Kodachrome coinvolge anche i fotografi Eric Meola e Peter Gutttman … pare anche che l’ultimo rollino sviluppato sia stato proprio quello del proprietario del laboratorio stesso (Dwayne’s) che ha ritratto il gruppo dei sui dipendenti di fronte al laboratorio…
Le caratteristiche del Kodachrome sono (erano) quelle di una pellicola se vogliamo più arcaica (bassa sensibilità, difficoltà di processamento) rispetto a quelle arrivate successivamente sul mercato (Ektachrome per la Kodak o Velvia per la Fuji) ma che era largamente apprezzata in virtù della usa resa eccezionale in termini di definizione e di saturazione dei colori, particolarmente nella zona dei rossi. Lo sviluppo era però di una complessità pazzesca, in quanto richiedeva, oltre che ad una precisione assoluta nei tempi e nelle temperature (come d’altra parte tutti i processi a colori come il classico E-6 per le diapositive, tutt’ora in uso) anche due esposizioni supplementari con luce colorata, e poi l’aggiunta dei coloranti (dyes) appropriati … in pratica il Kodachrome era, di per sè, una pellicola bianco nero a vari strati cui venivano poi aggiunti i dyes appropriati … inoltre lo sviluppo, compreso nel prezzo di acquisto, era possibile solo in pochi centri specializzati… questo la rendeva, almeno per la “periferia dell’impero”, poco adatta ai lavori commerciali che richiedevano brevissimi tempi di consegna, ma molto adatta invece al reportage di alto livello, quello che solitamente si definisce “alla National Geographic”.
Comunque penso che non ci sia da temere: le capacità di mimesi del digitale lo renderanno in grado di imitare in larga misura tutto ciò che lo ha preceduto … come dimostrano le apps per l’Iphone che simulano ad esempio il look della Louma … mi ha colpito come una coincidenza, menre stavo per pubblicare questo post, la notizia della chiusura dell’ultima fabbrica di macchine per scrivere (in India)… un altro pezzo del nostro immaginario che se ne va ! ..
(1) Stallabrass, J., 2011. Short Cuts. London Review of Books [Online] vol. 33 no. 3 p. 18. Available from http://www.lrb.co.uk/v33/n03/julian-stallabrass/short-cuts
tradotto in: Internazionale n° 887 del 4 marzo 2011
(2) fonte: Historic Photo Archive
(3) fonte: Il Sole 24 ore del 22/06/2009 ma la notizia è stata trattata ampiamente da tutta la stampa anche non specializzata.
(4) fonte: Il Corriere della Sera del 30/12/2010, ma vale quanto detto sopra