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Il futuro della storia dell’arte ?

by su 06/04/2021

Si è parlato spesso di un sistema sicuro per garantire la tracciabilità delle foto disperse in rete e proteggere il diritto d’autore. Alcune piattaforme utilizzano da anni  la tecnologia del blockchain, come ad esempio Tutelio , che abbiamo provato ad utilizzare un paio di anni fa per “proteggere” foto cui tenevamo molto prime di immetterle nella rete. Ma la tecnologia del blockchain sta anche trasformando profondamente il mercato di tutti i prodotti delle attività creative. E’ stato coniato, nel caso delle opere d’arte dematerializzate, il termine NFT (Non Fungible Token).

Screenshot di “Suggestion.one (Self Portrait!)” di Beeple (03 dicembre 2010), dal sito dell’artista (https://www.beeple-crap.com/everydays).

Recentemente ha fatto il giro del mondo questa notizia: un collage di 5000 immagini (un quadrato di 21.069 x 21.069 pixels) create da Mike (Michael Joseph) Winkelmann (conosciuto in rete come Beeple), una al giorno, dal 1 maggio 2007 al 7 gennaio 2021, è stato venduto come NFT da Christie’s per la cifra record di $ 69.346.250,00. Le immagini utilizzate per il collage “EVERYDAYS: THE FIRST 5000 DAYS” sono sul sito dell’artista, che nel frattempo è arrivato al giorno 5.089 (ad oggi). Winkelman le ha divise in “rounds” e ha anche specificato la tecnica utilizzata. Anche se negli ultimi anni ha usato sopratutto software di rendering 3D (in particolare Cinema 4D  e Octane) mi ha colpito il round 4 dove ci sono composizioni fotografiche interessanti, spesso organizzate in dittici o trittici, che dimostrano una conoscenza degli stilemi della fotografia contemporanea. Molti critici (ad esempio Ben Davis su Art Tribune) hanno trovato le immagini di Beeple ricche di riferimenti a stereotipi sessisti e razzisti, che comunque non hanno spaventato gli investitori che hanno deciso di acquistare l’opera.

Screenshot di “Easily the most boring subject ever photographed” di Beeple (24 agosto 2010), dal sito dell’artista (https://www.beeple-crap.com/everydays).

Ho cercato di capire come questa nuova passione dei collezionisti per i file NFT possa interessare anche i fotografi. In questo articolo di Meira Gebel su Petapixel, attraverso le interviste a Donnie Dinch, amministratore di Bitski (piattaforma dedicata al commercio on line degli NFT), e al fotografo Bryan Minear, vengono chiariti alcuni punti essenziali. “NFT sta per “token (alla lettera: gettone) non fungibile”. Non fungibile significa che non può essere scambiato con un altro token di valore simile. E’ unico per definizione. Ad esempio non puoi scambiare una foto di Dorothea Lange con una di Anne Leibovitz, non sono la stessa cosa. Gli NFT sono verificati usando il blockchain, che sostanzialmente è una cronologia trasparente della proprietà, compravendita, e commercio; nessuno la può alterare e tutti la possono vedere. La blockchain assicura che si potrà sempre risalire dal proprietario attuale al creatore dell’opera. Alcune piattaforme che commerciano in NFT, come Bitski, chiedono ai loro creatori di connettere anche i loro accounts social per un ulteriore livello di verifica. Effettivamente è un modo per possedere un bene digitale – dice Dinch – consideriamo la blockchain come una sorgente globale di verità su chi possiede cosa, e l’ NFT è come l’unità atomica di questa proprietà per i singoli beni. (….) Per quanto riguarda la fotografia, c’è la possibilità di associare la fotografia ad un token, e chiunque possieda questo token possiede quella fotografia. La gente può guardarla e scaricarla ma c’è un unico proprietario, afferma Dinch”.  Il fotografo Bryan Minear, nello stesso articolo, ragiona su quello che il pubblico considera importante. “sul mercato degli NFT ho venduto in tre ore il doppio di quello che avevo incassato vendendo edizioni a tiratura limitata delle mie stampe negli ultimi 4 anni. Avevo provato di tutto, stampe firmate a tiratura limitata, downolads illimitati, ma niente aveva veramente catturato l’attenzione del pubblico. (….)”

schema tradotto dall’originale di Max Foster, nell’articolo su https://www.diyphotography.net/ citato nelle fonti.

Riporto l’ultima riflessione dal bellissimo articolo di Jason Farago sul New York Times : ” (…)Considero questo come il prossimo capitolo della storia dell’arte”, afferma Beeple, il cui vero nome è Mike Winkelmann. Probabilmente ha ragione, anche se forse sarebbe importante discutere su cosa dicano questi capitoli. Una coincidenza raccapricciante: l’artista digitale condivide il cognome con il fondatore della storia dell’arte, Johann Joachim Winckelmann, studioso dell’illuminismo tedesco che alla fine del settecento fu il primo a sistematizzare l’arte del passato. Il suo più importante contributo fu l’idea che le opere d’arte – una scultura, un quadro o un palazzo – non siano solo oggetti belli, ma prodotti del proprio tempo che esprimono, anche senza volerlo, qualcosa del luogo e della cultura da cui provengono. Ancora oggi è una verità sacrosanta e di sicuro si applica perfettamente alle immagini di Beeple di giganti nude con la faccia di Pikachu. È la sua cultura, arretrata ma trionfante, dove i divertimenti puerili non possono essere mai messi in discussione e dove i Simpson hanno scalzato gli dei”.(traduzione in Internazionale 1401 del 19 marzo)

Screenshot di “dj jazzy jeff.” di Beeple (15 luglio 2010), dal sito dell’artista (https://www.beeple-crap.com/everydays).

fonti: New York Times, Christie’s, Open Sea, Diyphotography, Arttribune, Wired, La Stampa, Digitalcamera, ArtNet.

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One Comment
  1. Renzo Menolascina permalink

    Interessante, Antonio! Un saluto

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