Stati di grazia
Frank Horvat: Ti voglio chiedere una cosa: c’è questa vita che scorre, e questi istanti che valgono tutti la pena di essore vissuti, e queste diecimila o ventimila foto che tu hai fatto, che sono tutte interessanti. Ma poi ce ne sono venti, o trenta, o quaranta, dove c’è qualcosa di più, la grazia. Tra tutte le foto che tu hai fatto all’ospizio c’è questa, che è stata pubblicata dappertutto…
Mario Giacomelli : Sai perchè per me è bella ? Tu vedi la vecchia, l’ospizio. Ma se tu la guardi ancora meglio, non c’è più nè vecchia nè ospizio, è come un mare bianco, come una barca su un’onda. Ma questo è venuto dopo che ho pianto dentro di me una quantità di volte, di fronte ad altre immagini. Non so se questa è più importante, per me sono tutti attimi, come il respiro, quella prima non è più importante di quello dopo, ce ne son tanti, finchè tutto si blocca e tutto finisce. Quante volte abbiamo respirato questa sera ? Nessun respiro era più bello dell’altro e tutti insieme sono la vita. – Frank Horvat, Entre vues, Nathan Image, Paris 1990. pg 104 (ora disponibile in italiano sul sito di Horvat).
Rileggendo il libro ieri ho trovato questo passaggio che mi ha colpito molto. Da sempre ammiro le foto di Giacomelli e quello che racconta del suo rapporto con il suo apparecchio (“non conosco gli apparecchi degli altri (…), so solo che devo impostare la distanza e quell’altra cosa… come si chiama quell’altra cosa ?” oppure “se potessi, farei a meno della macchina fotografica”) me lo ha fatto amare ancora di più… Forse la grazia, lo stato di grazia, è quello che tutti noi cerchiamo quando fotografiamo. Il momento in cui tecnica, occhio, soggetto, magicamente si incastrano… Ascoltate quello che dice Charles Fréger, giovane fotografo (classe 75) ed astro della fotografia contemporanea, fondatore di POC (Piece of Cake), a proposito di questa che è tra le sue foto più note..

Charles Fréger, Water-Polo 3, dalla serie serie “Water-Polo”, 2000
“Questa foto di Etienne, uno dei 12 giocatori si water-polo della serie “Water-polo” è un buon esempio di questo istante in cui ogni cosa va al suo posto. C’è il corpo bianco, lo sfondo complesso, la cuffia, che richiama la pittura fiamminga, la goccia d’acqua.” (intervista di Anne Celine Jaeger in “La Photo contemporaine par ceaux qui la font” Thames and Hudson, Paris, 2007. Per chi avesse la possibilità c’è un workshop a Marsiglia a novembre con l’artista.
l’immagine di Giacomelli mi emoziona molto di più forse perchè l’anziana signora sembra sprofondata in un sonno come di bambino tanto bisognoso di cure e tenerezze, eppure sconfitto e rassegnato ad una fine in solitudine……un finale di vita che forse ognuno teme e/o immagina per se?