Nostalgia

dal sito del Wall Street journal – foto di Leandra Medine (il Rachel Comey show) modificata dalla stessa con Istagram (effetto X-Pro II)
Vorrei ragionare su alcune notizie che si sono rincorse nelle scorse settimane, relative al fenomeno Istagram. Alcune, anche se sembrano di carattere strettamente finanziario, riguardano il mondo della fotografia. In rapida successione: in aprile la società americana che ha creato la popolarissima “app” (gratuita) per l’iPhone è stata acquistata da Facebook per un miliardo di dollari… il 18 maggio Facebook è ufficialmente stata quotata in borsa e dovrebbe capitalizzare una cifra superiore ai 100 miliardi di dollari. Ma pochi articoli spiegano veramente perchè Istagram sia stata tanto valutato, e sopratutto perchè da un social network… l’operazione compiuta da Facebook è stata descritta in decine di articoli (questo ad esempiol Wall Street Journal spiega tutti i retroscena). Ma cosa c’è di veramente potente in questa idea ? io la chiamerei una mimetizzazione della tecnica, che sparisce per dare a chi la usa la sensazione di essere creativo senza doversi sobbarcare tutto il processo di apprendimento che comprenderebbe l’utilizzo di softwares o attrezzature specifiche. Istagram applica istantaneamente delle trasformazioni alle immagini (anche banali) che può capitare a tutti di scattare (magari con un telefonino); trasformazioni che richiederebbero tempi di lavorazione variabili usando programmi come Photoshop o Lightroom (per quet’ultimo programma è comunque è possibile trovare, gratis o a pagamento, tantissimi “presets”, cioè un insieme di parametri predefini che danno all’immagine un look particolare), e sopratutto richiederebbero all’utilizzatore stesso di avere un suo progetto a monte. Istagram fa questo in maniera istantanea ed in più rende possibile la condivisione sui social networks, che è l’aspetto che interessa a Facebook. Perchè condividere le foto significa anche fare entrare altri nel nostro mondo, a volte privato, e permettere una sempre maggiore precisione nella nostra “profilazione”, cioè nel nostro diventare target per comunicazioni pubblicitarie sempre più mirate. Quindi ci sono due aspetti di Istagram che hanno costituito la chiave del suo successo: uno è quello della facilità di condivisione (30 milioni di utenti e 5 milioni di foto caricate al giorno in aprile) e l’altro è quello della trasformazione delle foto stesse, in base a 17 “filtri” (fino adesso) a disposizione dell’utente, cha danno alle foto l’aspetto per esempio di una Polaroid oppure di una foto a colori anni ’60. Così come si cambia il look delle foto, si cambia anche quello dello dell’Iphone, strumento principe del nostro modo di acquisire/possedere in tempi sempre più rapidi il mondo che ci circonda. La mimetizzazione della tecnica può consistere anche – più banalmente – nel cambiarne il rivestimento (“skin”). In commercio se ne trovano di tutti i tipi. Mi sembra che ci sia una parola che può riassumere il senso delle varie operazioni: la nostalgia verso il mondo della fotografia analogica (la “vera” fotografia come dice qualcuno) … mi viene in mente una frase di un poeta che amo molto, A. Rimbaud: Il faut être absolument moderne (bisogna essere moderni in modo assoluto)…. lui si è sembre battuto (pagando anche di persona) contro ogni nostalgia ! Insomma: anche se sembra una operazione molto “attuale”, in realtà l’utilizzo di Istagram, così come di una “Skin” tipo Leica per il nostro Iphone, mi sembra contenere tanta nostalgia e tanta voglia di scegliere la via più facile! per finire una nota tutta italiana;
Uno studio di Design Italiano ADR ha presentato una concept camera che in pratica mette in forma fisica il logo di Istagram, dotando il logo stesso di obbiettivo, disco rigido, stampante e connessione wi-fi… ovviamente le immagini sono istantaneamente filtrate con il sofware Istagram. Lo studio ADR sta raccogliendo, sul sito Indiegogo, il finanziamento per iniziare una produzione industriale.
E’ sempre un piacere leggervi e lasciarsi curare dal sereno garbo dei vostri toni. Ma veniamo a noi. In questo post c’è di “tutto di un po’” e vanno operati alcuni discernimenti, soprattutto quelli che molto più cinicamente non sono figli dell’amore o semplice interesse per la fotografia. Mi riferisco all’episodio di Istagram acquistata da Zuckerberg. Dietro questa mossa ( e molte altre altre simili ne seguiranno) non c’è nulla di parente all’interesse per la fotografia ma bensì il geniale quanto famelico Geek sta cercando di portare “dentro” facebook ogni interesse dei suoi utenti tanto da portarli a non avvertire piu l’esigenza di “uscire” da facebook. Da cui l’acquisto di Istagram per le foto semplicmente perchè era l’unica applicazione (nell’ambito photo-sharing) che univa i soliti filtri dal sapore Lomo ad un impianto di programmazione evoluto da social network. E se avete usato istagram dalla prima ora avrete capito di cosa parlo rispetto ad Hipstamatic, molto piu cool (e aggiornabile) ma più chiuso o le tantissime app che fanno più o meno le stesse cose. Per il resto sono daccordo con questo tal francese Rimbaud :-))… e sorrido leggendo che ora con le app e gli smartphone la gente non vuole piu saperne di imparare curve, conversioni e interpolazioni con Photoshop o Lightroom o Aperture e ricordo quanto poco tempo sia passato quando sulle riviste specializzate si leggeva di che demonio fosse questo nuovo software chiamato Photoshop che stava uccidendo la fotografia analogica e tutta la sapienza cromatico-fisica o chimica e si diceva che era usato solo da flaccidi pigroni che non volevano leggersi i rudimenti di ottica. E so bene, da direttore creativo, quante volte capita che gli stessi fotografi mentre scattano ti dicono, se noti qualche stortura, ” tanto poi con Photoshop si toglie o si corregge. Potremmo anche parlare degli anni di guerra all’autofocus e di tante altre infinite cose ma rischieremmo di sembrare noi per primi ” Vintage”. Qualcuno direbbe, è il progresso baby, ti piaccia o no ci devi convivere 🙂