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La purezza del Bianco e Nero

by su 29/02/2012

Ansel Adams nel 1981 davanti a due stampe della "luna che sorge, Hernandez, New Mexico" (1941) - una corretta e interpretata (fine) a dx e l'altra stampata senza interventi (straight) a sx (fotografia di Jim Alinder)

Due mostre di grandissimi fotografi ormai entrati nella storia mi hanno riportato all’antica, mai sopita ammirazione per la purezza del Bianco e Nero. Parlo di Ansel Adams e di Robert Mapplethorpe, il primo esposto per la prima volta in Italia con una larghissima retrospettiva a Modena, appena conclusa il secondo a Milano, ancora visitabile per un po’. Dei due fotografi si sa tutto e chi non conosce almeno a grandi linee la loro produzione?

Ansel Adams. La Natura è il mio regno, celebra il grande maestro della fotografia americana a poco più di un secolo dalla sua nascita. Nella prima grande mostra interamente riservata ad Adams nel nostro Paese sono esposte oltre 70 fotografie – solo stampe vintage originali, realizzate dallo stesso Adams -, provenienti da musei internazionali, collezionisti privati e prestigiose gallerie americane. Adams girava per i grandi parchi statunitensi con la sua auto che era un piccolo laboratorio mobile. La camera di grande formato veniva utilizzata per consentire la più ampia e dettagliata ripresa ma a volte diveniva anche il mezzo di scatti “istantanei”: ad esempio la storia della famosa immagine Moonrise, Hernandez, New Mexico è quella di un’immagine colta al volo, in un particolare momento del tramonto, subito prima del calar della notte. Il resto Adams lo faceva in camera oscura, dove aveva l’assoluto controllo del risultato finale. Adams è stato anche uno sperimentatore: Moonrise Hernandez è stata stampata in vari modi con il cielo dal nero più assoluto a gradazioni più grigie e sarebbe interessante poterne vedere fianco a fianco le varie edizioni, così come è interessante vedere i vari “stati” di una incisione, che ci dicono il percorso concettuale che porta all’immagine stampata finale. Questa foto ha per me un valore emozionale particolare: da ragazzo, infatti, avevo un calendario, molto ben stampato, con le foto di Adams e “Moonrise, Hernandez, New Mexico”, oltre ad essere la mia preferita, mi ispirava sensazioni e, come ogni classico, non mi stancava mai perché ritrovavo ad ogni sguardo qualche dettaglio o qualche argomento di interesse. Non potrei dire che mi abbia ispirato, non sono certo all’altezza, ma la visione sulla natura di Adams, insieme anche a quella sublime di Weston, mi ha sempre riempito di stupefatta meraviglia di fronte alla capacità del Bianco e Nero di fornire una rappresentazione della Natura così perfettamente dettagliata e spirituale insieme. Varie vedute di Yosemite venivano visitate da Adams in tutte le stagioni, riuscendo a fornire elementi di novità o tagli di osservazione sempre nuovi. Alcune delle montagne di Yosemite, in particolare l’Half Dome hanno avuto per lui la valenza di una Naomi Campbell per Helmut Newton. Ma torniamo a parlare dell’Adams stampatore: la sua personale supervisione ed operatività rendono ancora più preziose ed importanti le immagini coeve. Ma la bellezza che ad esse è impressa (letteralmente!) è data sia dalla perfezione delle ottiche che ne fanno delle sculture a due dimensioni, che dal controllo dei grigi, sviluppato attraverso il sistema zonale che lui stesso aveva messo a punto e che consiste appunto nella capacità di controllo tonale assoluto del risultato stampato.

Robert Mapplethorpe, self-portrait, 1988

Per la mostra di Robert Mapplethorpe desidero partire dall’immagine che più mi ha colpito: l’autoritratto del 1988 con il bastone col teschio come pomello. Dal nero assoluto del grande formato solo due immagine vengono fuori, come da una coltre infernale: il piccolo teschio del bastone, in basso a sinistra ed il suo viso, ormai minato dalla malattia in modo irreversibile, un triangolo smunto in cui anche la luminosità dello sguardo non riesce a nascondere la mediazione con l’aldilà. Un’immagine emozionante, che chiude la sezione degli autoritratti, da quelli giovanili a quelli “diabolici”, in cui ancora una volta è la purezza del Nero a coprire oltre l’80% dell’intera fotografia e a dettare la visuale ed il sentimento di commossa partecipazione dell’osservatore. La mostra, proveniente dalla Robert Mapplethorpe Foundation di New York, ripercorre in sezioni le grandi tematiche del fotografo: i sensuali fiori e pistilli, i nudi maschili dalle pose statuarie veramente reminiscenti del classico (si veda in proposito il bellissimo catalogo di una precedente mostra dello stesso curata da Celant in cui il rapporto tra la composizione delle foto di Mapplethorpe rivela tutta la sua ascendenza dalle stampe rinascimentali e, ancora più a ritroso, dalla statuaria greca e romana), la serie di Lisa Lyon, i ritratti, soprattutto di bambini, la serie di foto di Patti Smith, amica e compagna al suo arrivo a New York. Anche questa esposizione mi ha ricordato un precedente evento: la mostra di Venezia degli anni 80, pietra dello scandalo perché mostrava per la prima volta nudi maschili non solo nella loro integrità ma con un intento iconoclastico in un momento storico in cui la visione omosessuale irrompeva prepotentemente sulla scena. Anche questa mostra suscitò in me molti fermenti ed interessi compositivi, anche se, a differenza del paesaggio, più accessibile per un dilettante, la foto di figura richiede modelli ed un controllo della luce preciso, ottenibile solo in uno studio. Sono entrati come dei grandi classici dell’arte nell’Olimpo delle quotazioni del mercato. Adams soprattutto negli Stati Uniti, dove l’aspetto localistico delle vedute aggiunge un premio alla qualità scolpita delle sue stampe. Mapplethorpe sicuramente ovunque. Infine non va dimenticato l’aspetto veramente didascalico dei due contenitori che ospitano le mostre. A Modena l’ex-ospedale Sant’Agostino, restaurato da una Banca che, nonostante una distribuzione a sale e salette a volte poco entusiasmante, significa la grande attenzione delle istituzioni locali al mezzo fotografico nella sua valenza culturale ed in quella di potenziale volano economico. Lo spazio è affidato alla Fondazione Fotografia che cura un fitto calendario di incontri ed esposizioni. Le mostre qui organizzate sono inoltre gratuite, aspetto non indifferente, ora che anche il carosello delle esposizioni è divenuto un inarrestabile business che costringe l’appassionato a rincorse per il mondo. La Galleria Forma a Milano è uno spazio molto bello e moderno, disegnato appositamente per ospitare Mostre e retrospettive. Gli ampi saloni possono essere modulati e ricostruiti per scansionare periodi o tematiche. A fianco del consueto, ma molto fornito, bookshop, la Galleria ha uno spazio collezionistico dove è possibile acquistare foto d’autore.

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